Come possiamo affrontare nelle nostre scuole il tema del benessere dei docenti?

Il progetto Erasmus Plus I TEACH WELL (2021-1-FR01-KA220-SCH-000032680), si occupa del benessere dei docenti a scuola.

È una questione importante, eppure spesso viene considerato un problema secondario da trattare nei ritagli di tempo, oppure si considera il benessere dei soli studenti, non rendendosi conto che se i docenti non stanno bene, non possono stare bene neppure i ragazzi

Nell’articolo MENTAL HEALTH EXPERIENCES OF TEACHERS: A SCOPING REVIEW del 2022 (Journal of Teaching and Learning, Vol. 16, No. 1 (2022), pp. 22–43 https://doi.org/10.22329/jtl.v16i1.6856) troviamo scritto che la salute mentale degli insegnanti continua a destare preoccupazione nelle scuole elementari e secondarie, tuttavia, il sostegno al benessere degli insegnanti è poco studiato (Parker et al., 2012; Roffey, 2012). Nonostante questo, tra i professionisti, gli insegnanti mostrano uno dei più alti livelli di stress lavorativo (burn out) sul lavoro. (Hakanen et al., 2006; Stoeber e Rennert, 2008).

EdScuola (https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=149725) ricorda che i Dirigenti, alla luce di quanto disposto dall’art. 5 e dal comma 9 dell’art. 22 del CCNL 2016/2018, sono tenuti a dare ai soggetti sindacali i riferimenti relativi all’individuazione delle misure di prevenzione attuabili per la prevenzione dello stress da lavoro correlato e dei fenomeni di burn-out. Infatti l’obiettivo comune da perseguire in ogni istituzione scolastica è anche quello di tutelare, il benessere psico-fisico del lavoratore.

L’ utilizzo della tecnologia in maniera invasiva e pervasiva è senza dubbio un fattore di stress importante. Spesso la questione della disconnessione è considerata secondaria, viene considerato normale ricevere mail urgenti il sabato sera o la domenica. Eppure esistono riferimenti normativi espliciti.

Nel CCNL 2016/2018, in particolare l’articolo 22, tratta l’utilizzo di strumentazioni tecnologiche di lavoro in orario diverso da quello di servizio. Questo articolo mira a bilanciare le esigenze tra vita lavorativa e vita familiare, introducendo il concetto di diritto alla disconnessione.

In un articolo su orizzonte scuola (Gruppi WhatsApp fra docenti: messaggi a tutte le ore del giorno e della notte, ma esiste il diritto alla disconnessione) troviamo scritto che “La questione della reperibilità fuori dall’orario di lavoro è delicata. I messaggi ricevuti ben oltre l’orario di lavoro, incluso il fine settimana, possono invadere la sfera privata del lavoratore. In questo contesto, il diritto alla disconnessione diventa un argomento di grande rilevanza, richiedendo una chiara delimitazione delle fasce orarie in cui è consentita la comunicazione formale “.

Tuttavia non si tratta solo di diritto alla disconnessione, ma dell’ansia generalizzata a cui può portare l’utilizzo della tecnologia nelle scuole. Spesso i docenti si sentono abbandonati di fronte a sfide che sentono più grandi di loro.

Il progetto I teach Well è quindi andato alla ricerca di best practices, per vedere come le sfide che minano il benessere dei docenti, possono essere affrontate nelle scuole e quali soluzioni possono essere messe in campo.

Abbiamo concentrato l’attenzione su due scuole diverse, dove i problemi vengono affrontati con approcci differenti. In un caso gruppi di docenti hanno cercato di risolvere situazioni che si sono trovati ad affrontare, in maniera autonoma e spontanea, trovando soluzioni condivise, aiutandosi reciprocamente. Nel secondo caso, invece, c’è stato uno sforzo collettivo di tutta la scuola, con il coinvolgimento della dirigente e anche degli studenti. Sebbene il secondo caso sia ovviamente quello ottimale, la capacità di autorganizzazione anche di piccoli gruppi di docenti può essere estremamente importante per salvaguardare il benessere dei singoli.

Per il primo caso, due docenti delle scuole superiori Aldini Valeriani di Bologna sono stati intervistati, Eileen Campana e Mattia Battilani. Eileen e Mattia ci hanno raccontato come sono riusciti ad utilizzare la tecnologia per diminuire lo stress proprio e dei colleghi anziché aumentarlo e come si sono aiutati a vicenda all’interno di piccoli gruppi.

Mattia ha illustrato le soluzioni trovate per fare fronte all’annosa questione del voto di condotta. Spesso sul voto di condotta ci si divide, si discute in sede di scrutinio, spesso non risulta chiaro agli studenti e alle famiglie come viene assegnato. Questo genera molto stress e a volte conflitto tra colleghi, ma anche tra consiglio di classe e famiglie. Mattia ha quindi coinvolto un gruppo di docenti nella preparazione di un semplice foglio Google condiviso. Hanno creato un foglio per ogni studente dove ogni docente potesse valutare le soft skills fondamentali che andranno a confluire nel voto di condotta. Il foglio viene condiviso tra tutti i colleghi di un consiglio di classe, quindi vi si trovano tutte le valutazioni delle diverse soft skills date da tutti i docenti. Il foglio di lavoro è stato presentato durante il primo consiglio di classe, si sono sentiti i pareri dei colleghi per arrivare a modificarlo, in modo tale che potesse essere facile da utilizzare per tutti. Lo strumento, infatti, non voleva essere calato dall’alto ma è stato creato dai docenti per altri docenti. Il supporto e l’aiuto tra colleghi è stato fondamentale per risolvere un problema comune. Lo strumento verrà testato quest’anno in alcuni consigli di classe e si spera possa portare, da un lato minor conflitto in sede di scrutinio, dall’altro maggiore trasparenza, poiché i fogli Google con le valutazioni saranno resi visibili agli studenti e alle famiglie. L’aiuto reciproco tra colleghi, sapere di non essere soli, ma di fare parte di un gruppo che supporta il singolo, sono gli aspetti fondamentali vincenti di questo approccio.

Eileen ci ha invece raccontato la sua esperienza di didattica a distanza durante la pandemia. Il periodo della pandemia ha rappresentato una sfida che è stata affrontata con molta angoscia da molti docenti. Ricordiamo tutti gli studenti che si trinceravano dietro schermi neri e la difficolta di interazione. Eileen ha sperimentato l’utilizzo di Nearpod per monitorare la loro partecipazione e i loro risultati in tempo reale. Tramite Nearpod si inizia una lezione, preparata in precedenza, fornendo un codice di accesso agli studenti. Tale codice può essere condiviso in modi molti diversi, tramite Google classroom, tramite mail o in altri modi. La presenza degli studenti viene monitorata tramite un’icona che appare in basso a destra che mostra la loro partecipazione. La lezione è composta da parti teoriche e attività che gli studenti devono svolgere in sincrono, per le quali Eileen otteneva feedbacks immediati. In questo caso il gruppo di supporto era composto da docenti di scuole diverse, poiché Nearpod contiene una “library” con lezioni condivise tra docenti di scuole diverse. Eileen continua a utilizzare Nearpod in alcuni casi, ad esempio quando vuole motivare studenti particolarmente svogliati, che sono però entusiasti all’idea di utilizzare il proprio cellulare per fare lezione.

Questi due casi hanno in comune la capacità di autoanalisi dei problemi da affrontare, la ricerca autonoma di soluzioni condivise e soprattutto la capacità di mettere in campo un forte supporto tra pari.

Diverso il caso della scuola I.I.S. Majorana-Maitani di Orvieto diretta da Lorella Monachini. In questo caso il problema è stato affrontato da tutta la scuola con la partecipazione degli studenti e l’appoggio della Dirigente che ha anche stanziato risorse economiche.

Giulia e Valentina ci hanno raccontato come è nata la loro aula “della disconnessione”. Il problema principale a cui si è cercato di dare risposta era il seguente: come possiamo noi docenti catturare l’attenzione degli studenti, distogliendoli dai cellulari? Lo stress dei docenti era dovuto ad un eccessivo utilizzo di dispositivi tecnologici e di social media da parte degli studenti. I docenti hanno quindi deciso di rivolgersi proprio agli studenti e di mobilitare l’intera scuola. Alcuni ragazzi hanno creato un questionario intitolato “la scuola che vorrei” che è stato distribuito a tutti gli alunni. Dai risultati del questionario è emerso il bisogno primario degli studenti di avere un ambiente di apprendimento bello ed inclusivo. È quindi stata costruita la classe “disconnessa”. Una stanza bella, equipaggiata con la tecnologia necessaria per la didattica, ma nella quale si entra solo dopo avere depositato i cellulari in appositi armadietti. All’interno dell’aula si svolgono le attività relative al progetto “La settimana verde “. Gli studenti compiono una scelta consapevole, si disconnettono dai social per immergersi in una settimana di apprendimento coinvolgente, durante la quale progettano attività sulle tematiche della sostenibilità e dell’incontro con la natura. L’ uso della tecnologia non viene escluso, l’obiettivo è educare gli studenti ad un uso consapevole ed equilibrato della tecnologia. Questo ovviamente, porta benessere anche ai docenti che non si trovano più a lottare con i cellulari degli studenti. I docenti all’interno di questo progetto sono anche impegnati in workshop che si focalizzano sulla consapevolezza tecnologica e sul benessere mentale.

La dirigente Lorella Monachini non si è limitata a questo progetto, ha anche stabilito orari ben precisi oltre i quali i docenti possono e devono disconnettersi e ha costruito un gruppo di mutuo aiuto tra i docenti per quanto riguarda le tecnologie. Il gruppo aiuta i neo arrivati, li supporta per quanto concerne l’utilizzo della tecnologia e organizza corsi di formazione.

Entrambi gli approcci che abbiamo visto nelle due scuole sono importanti, è importante riuscire ad organizzarsi autonomamente quando si individua un problema, in maniera da risolverlo velocemente, così come è importante riuscire ad affrontare in maniera più strutturata un problema che viene sentito dalla maggioranza dei docenti.

In entrambi i casi il senso di appartenenza ad una comunità e sapere che non si sarà lasciati soli, sono gli aspetti fondamentali che generano benessere.