di Silvia Faggioli
Il 19 e 20 giugno 2025 si è tenuto il convegno annuale della European Basic Skills Network (EBSN), che ha visto la partecipazione di esperti e operatori del settore educativo provenienti da tutta Europa. Al centro degli interventi, l’analisi dei risultati dell’indagine PIAAC 2023, uno strumento chiave per comprendere lo stato delle competenze fondamentali nei paesi aderenti.
Il Programma per la valutazione delle competenze degli adulti (PIAAC), condotto sotto l’egida dell’OCSE, indaga le abilità degli adulti di età compresa tra i 16 e i 65 anni in tre aree cruciali: literacy (competenza alfabetica), numeracy (competenza numerica) e problem solving. L’indagine si distingue anche per l’approccio olistico, che considera il contesto culturale, sociale ed economico dei partecipanti, fornendo così una fotografia dettagliata e multilivello della popolazione adulta. Le competenze vengono classificate in sei livelli: dal livello -1 (il più basso) al livello 5 (il più elevato). I livelli 4 e 5 rappresentano l’eccellenza, mentre i livelli 2 e 3 indicano competenze intermedie e sufficienti. I livelli 1 e -1 sono invece preoccupanti, poiché associati a difficoltà significative nella partecipazione attiva alla vita economica e sociale contemporanea.
L’edizione più recente ha coinvolto circa 160.000 partecipanti provenienti da 31 Paesi. Alcuni risultati hanno confermato tendenze già note, ma non sono mancati dati inaspettati che hanno stimolato riflessioni e confronti vivaci durante il convegno. Gli interventi hanno sottolineato l’urgenza di politiche efficaci per migliorare le competenze di base, soprattutto tra le fasce più vulnerabili della popolazione.
L’articolo che segue riporta alcune suggestioni emerse durante i due giorni di dibattito, offrendo spunti per ulteriori approfondimenti e azioni concrete nel campo dell’apprendimento degli adulti.
Le Fiandre e i risultati PIAAC: buone performance e sfide condivise
Durante il convegno annuale dell’EBSN, le Fiandre hanno presentato i propri risultati relativi all’indagine PIAAC attraverso gli interventi di Ewoud De Sadeleer (Vlaamse Onderwijsraad – Flemish Education Council) e Bram De Wever (professore presso la Ghent University e responsabile PIAAC per le Fiandre).
La regione si colloca in una posizione favorevole rispetto alla media internazionale. Tuttavia, gli esperti fiamminghi hanno sottolineato che le problematiche emerse dai dati sono comuni a molti dei 31 Paesi partecipanti, Italia inclusa. Dobbiamo osservare che l’Italia continua purtroppo a posizionarsi stabilmente tra i Paesi con le performance più basse, con risultati medi nettamente inferiori alla media europea.
Ma quali sono le principali riflessioni estratte dal gruppo delle Fiandre a partire dai dati PIAAC?
Diploma e competenze: una correlazione cruciale
Una prima considerazione riguarda la correlazione tra i livelli PIAAC e il titolo di studio. In particolare, è emerso che le persone collocate nei livelli 1 e -1 sono spesso prive di un diploma di scuola secondaria superiore. Questo dato ribadisce la necessità urgente di contrastare la dispersione scolastica precoce: completare il percorso scolastico è una condizione essenziale per acquisire competenze fondamentali.
Correlazioni positive associate alla partecipazione al programma lifelong learning e letture interpretative
La presentazione si è poi focalizzata sulla partecipazione all’educazione non formale, ovvero percorsi di apprendimento non finalizzati al conseguimento di un certificato o diploma. I risultati evidenziano che proprio le persone con punteggi più bassi in PIAAC (livelli 1 e -1) tendono a partecipare meno a programmi di lifelong learning.
Prima di affrontare gli ostacoli alla partecipazione, i relatori hanno evidenziato alcune interessanti correlazioni positive, pur sottolineando la necessità di interpretarle con cautela. Ad esempio, chi partecipa al lifelong learning ottiene spesso risultati migliori in literacy; ma si può anche ipotizzare che sia chi possiede già un buon livello di literacy a essere più motivato a partecipare.
Tra le correlazioni osservate:
- La partecipazione a corsi di lifelong learning è associata a punteggi più alti nell’indagine PIAAC.
- Chi frequenta questi corsi mostra una correlazione positiva con uno stato di salute migliore.
- I partecipanti tendono ad avere maggiore fiducia sociale (social trust).
- La partecipazione è collegata a un incremento sia nei guadagni economici che nella soddisfazione personale.
Queste osservazioni sottolineano l’impatto potenzialmente trasformativo dell’apprendimento permanente, non solo in termini di competenze ma anche nella qualità della vita complessiva.
Lifelong learning: ostacoli e strategie emerse dal caso delle Fiandre
Uno degli aspetti più delicati emersi durante il convegno EBSN riguarda la partecipazione ai percorsi di lifelong learning, ovvero l’apprendimento permanente nel corso della vita adulta. I risultati dell’indagine PIAAC offrono spunti preziosi anche su questo fronte, rivelando dinamiche diverse a seconda del livello di istruzione e competenze dei partecipanti.
Chi ottiene i risultati migliori nel test PIAAC—solitamente persone con un’istruzione più elevata—dichiara di incontrare barriere prevalentemente legate al mondo del lavoro: carichi professionali, mancanza di tempo, orari incompatibili. In secondo piano viene menzionato il peso degli impegni familiari, che può limitare ulteriormente le possibilità di formazione.
Al contrario, coloro che ottengono punteggi più bassi e che provengono da contesti educativi meno strutturati sembrano mostrare, più che ostacoli dichiarati, un generale disinteresse verso le attività formative. Tuttavia, un dato interessante è che una parte significativa di questi individui seleziona l’opzione “altre barriere” nei questionari PIAAC, senza specificarne la natura. Non sappiamo con precisione a cosa si riferiscano, ma si ipotizza possano trattarsi di barriere istituzionali—come la scarsa informazione o l’accessibilità limitata ai corsi—oppure barriere interiori legate alla percezione di sé e alle proprie capacità. Tuttavia, queste rimangono ipotesi da approfondire.
Strategie fiamminghe per coinvolgere le fasce più deboli
Le Fiandre, grazie a un’indagine condotta a livello regionale, hanno elaborato alcune linee strategiche per attirare la fascia meno scolarizzata della popolazione adulta verso percorsi di formazione continua. Le azioni proposte sono semplici ma significative:
- Sottolineare l’utilità concreta dei corsi, evidenziando i benefici pratici e immediati nella vita quotidiana e lavorativa.
- Chiarire che non sono richieste competenze pregresse, per ridurre il timore di non “essere all’altezza”.
- Spiegare che non si tratta di una scuola tradizionale, ma di percorsi personalizzati, centrati sulle esigenze reali dei partecipanti.
Queste strategie si propongono di abbattere le barriere, visibili e invisibili, che ancora oggi tengono fuori dal lifelong learning una parte troppo ampia della popolazione adulta europea.
Disuguaglianze e competenze fondamentali: l’analisi di Anja Meierkord sui dati PIAAC
Nel corso del convegno annuale dell’EBSN, è intervenuta anche Anja Meierkord, analista presso la Directorate for Education and Skills dell’OCSE, con un contributo mirato ad approfondire le disuguaglianze emergenti dai risultati dell’indagine PIAAC. Il suo intervento ha fatto luce su tendenze che, pur riguardando in modo trasversale i Paesi partecipanti, pongono interrogativi urgenti sul futuro della coesione sociale in Europa e non solo.
I cinque Paesi con le performance migliori in PIAAC sono Finlandia, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia. Tuttavia, in quasi tutti i Paesi, si evidenzia una tendenza preoccupante: un peggioramento generalizzato nelle competenze di literacy. Questo calo, seppur meno marcato in ambito numeracy, suggerisce l’emergere di nuove fragilità educative che toccano anche i sistemi più avanzati.
Ciò che colpisce maggiormente è l’allargamento del divario tra chi ottiene buoni risultati e chi si colloca nelle fasce più basse: mentre i livelli alti restano relativamente stabili, le competenze dei gruppi meno preparati subiscono un crollo significativo. Questo fenomeno alimenta in modo diretto le disuguaglianze, poiché le competenze misurate da PIAAC sono fortemente correlate non solo con la partecipazione al mercato del lavoro, ma anche con l’inclusione sociale, la salute e il coinvolgimento politico.
Competenze e salute: una relazione complessa
Un aspetto particolarmente interessante dell’analisi di Meierkord riguarda la salute. I risultati PIAAC, infatti, possono essere letti anche come indicatore indiretto di quanto efficacemente un sistema sanitario riesca a raggiungere i segmenti più vulnerabili della popolazione. In paesi dove la popolazione con basse competenze resta isolata dai servizi sanitari o non riesce a comprenderne le informazioni, le disuguaglianze in ambito sanitario si acuiscono ulteriormente.
Educazione e fiducia democratica
Un altro dato rivelatore riguarda la percezione di poter influenzare le decisioni politiche. In generale, nei paesi dove le competenze e i livelli educativi sono più elevati, si riscontra una maggiore fiducia nel proprio potere d’incidere sulle politiche nazionali. Fa eccezione l’Ungheria, dove anche le persone con alto livello educativo e buoni risultati PIAAC, manifestano una forte sfiducia nella possibilità di influenzare il sistema politico.
Uno sguardo d’insieme
L’intervento di Meierkord ha evidenziato come l’alfabetizzazione e le competenze numeriche non siano solo strumenti individuali, ma leve fondamentali per la giustizia sociale. Investire in competenze di base non significa solo migliorare l’occupabilità, ma anche favorire la salute pubblica, la partecipazione democratica e, in definitiva, la resilienza collettiva.
Innovazione pedagogica e riflessione professionale: l’esperienza di Ligo nelle sessioni parallele dell’EBSN
Le sessioni parallele del convegno annuale dell’EBSN hanno offerto uno sguardo concreto sulle esperienze di attori attivi nel campo dell’educazione degli adulti. Tra questi, ha destato particolare interesse la presentazione di Ligo, una rete di centri per l’educazione degli adulti con sede nelle Fiandre e a Bruxelles.
L’approccio formativo di Ligo
I centri Ligo progettano i loro percorsi educativi partendo da un modello basato su tre domande guida:
- Quale impatto vogliamo ottenere?
- Per chi progettiamo i percorsi?
- Come possiamo raggiungere l’obiettivo?
Questa struttura consente di costruire proposte formative fortemente ancorate al contesto e ai bisogni reali dei partecipanti, ponendo al centro l’efficacia sociale del percorso, più che il semplice contenuto didattico.
Uno strumento per la riflessione degli insegnanti
Ligo ha inoltre sviluppato uno strumento innovativo di autoanalisi e autovalutazione professionale rivolto ai docenti. Lo strumento si basa su una serie di dodici affermazioni chiave, che il docente è invitato a valutare su una scala da 1 a 5. Ecco un esempio: “Il mio approccio parte dai bisogni degli studenti; definisco gli obiettivi in base al contesto e alle esigenze specifiche dei partecipanti.”
Ogni affermazione rappresenta un punto cruciale del proprio approccio didattico. I risultati vengono poi visualizzati in un diagramma a ragnatela, che consente una lettura immediata e sintetica dei punti di forza e delle aree di crescita.
Dai dati alla riflessione condivisa
Sulla base di queste autovalutazioni, vengono organizzati dei veri e propri “tavoli di riflessione” su tematiche specifiche emerse dai risultati. Questi momenti di confronto tra colleghi si ispirano al metodo del lesson study e prevedono anche osservazioni reciproche in aula e revisioni del lavoro didattico. Il processo è pensato come un ciclo continuo di apprendimento professionale, volto a rafforzare la coerenza, l’efficacia e la consapevolezza dell’azione educativa.
L’approccio Ligo rappresenta un esempio concreto di come la formazione degli adulti possa trarre beneficio da una cultura della riflessione e dell’auto-miglioramento continuo, valorizzando il ruolo del docente come professionista in apprendimento permanente.
“Union of Skills”: la strategia europea per colmare il divario delle competenze
Nel pomeriggio, Andreea Diana Spiridon, Team Leader per le competenze degli adulti presso l’Unità B.2 “Union of Skills” della Direzione Generale per l’Occupazione, gli Affari Sociali e l’Inclusione della Commissione Europea, ha presentato l’iniziativa “Union of Skills”, una delle strategie più ambiziose dell’Unione per affrontare le carenze di competenze e rafforzare la competitività europea. L’iniziativa Union of Skills è un piano della Commissione Europea per aiutare le persone a sviluppare le competenze di cui hanno bisogno per lavorare, crescere e partecipare attivamente alla società.
Un’Europa più competente e inclusiva
“Union of Skills” nasce con l’obiettivo di investire nel capitale umano europeo, promuovendo un sistema educativo e formativo più resiliente, inclusivo e adattabile. L’iniziativa si propone di:
- Rafforzare le competenze di base e avanzate, attraverso programmi di alfabetizzazione, matematica, scienze e competenze digitali.
- Favorire l’aggiornamento continuo delle competenze (upskilling e reskilling), rendendo l’apprendimento permanente una parte integrante della vita professionale.
- Facilitare la mobilità delle competenze all’interno dell’UE, grazie a iniziative come il riconoscimento delle qualifiche e la portabilità delle competenze.
- Sostenere le imprese nella ricerca di talenti, in particolare nei settori strategici legati alla transizione verde e digitale.
Strumenti e azioni chiave
Tra le azioni concrete illustrate da Spiridon figurano:
- Il Basic Skills Support Scheme, un programma pilota per garantire che ogni giovane europeo possieda solide competenze di base.
- Il rafforzamento del Pact for Skills, per coinvolgere imprese, enti formativi e autorità pubbliche in partenariati strategici.
- L’introduzione di micro-credenziali, strumenti flessibili per certificare competenze acquisite in contesti non formali o informali.
- Il lancio delle EU Skills Academies, centri di eccellenza per la formazione nei settori chiave dell’economia europea.
- La promozione di una nuova strategia europea per l’istruzione e formazione professionale (VET), per renderla più attrattiva, innovativa e inclusiva.
“Union of Skills” non è solo una strategia economica, ma anche un progetto sociale e culturale. Mira a garantire che ogni cittadino europeo, indipendentemente dalla sua età, provenienza o livello di istruzione, abbia l’opportunità di apprendere, crescere e contribuire attivamente alla società.
Tecnologie immersive e intelligenza artificiale: nuove frontiere per l’apprendimento degli adulti
Nel primo pomeriggio, le sessioni parallele hanno dato spazio a un tema sempre più centrale nel panorama educativo: l’integrazione delle tecnologie immersive e dell’intelligenza artificiale nei percorsi di apprendimento per adulti. In particolare, sono stati presentati tre strumenti innovativi: ThingLink, Your Virtual HQ e VirtualSpeech.
ThingLink: esperienze interattive e coinvolgenti
ThingLink è una piattaforma che consente di creare contenuti multimediali interattivi, come immagini, video e ambienti a 360°, arricchiti da tag informativi, link, audio e quiz. Utilizzata in ambito educativo, permette di costruire esperienze di apprendimento visivamente coinvolgenti e personalizzate. Gli utenti possono esplorare ambienti virtuali, partecipare a tour guidati o interagire con materiali didattici in modo dinamico, favorendo l’apprendimento esperienziale e la motivazione.
Your Virtual HQ: ambienti di lavoro e formazione in realtà virtuale
Your Virtual HQ propone una soluzione immersiva per la collaborazione e la formazione a distanza. Si tratta di un ambiente virtuale tridimensionale che simula un vero e proprio ufficio o centro di formazione, dove i partecipanti possono incontrarsi, seguire corsi, discutere in tempo reale e interagire con materiali condivisi. Questa piattaforma si rivela particolarmente utile per la formazione aziendale e per i programmi di upskilling e reskilling, offrendo un’esperienza più coinvolgente rispetto ai tradizionali strumenti di videoconferenza.
VirtualSpeech: comunicazione efficace in ambienti simulati
VirtualSpeech è uno strumento che combina realtà virtuale e intelligenza artificiale per migliorare le competenze comunicative. Gli utenti possono esercitarsi in ambienti simulati—come sale conferenze, colloqui di lavoro o presentazioni pubbliche—ricevendo feedback in tempo reale su voce, linguaggio del corpo e contenuto. È particolarmente utile per sviluppare soft skills, come la sicurezza in pubblico, la gestione dello stress e la capacità di adattare il proprio discorso a diversi contesti.
MOVE UP: valorizzare la maternità per promuovere l’uguaglianza di genere nel lavoro
Tra gli interventi più stimolanti della seconda giornata del convegno EBSN 2025, spicca la presentazione del progetto europeo MOVE UP – Leveraging Gender Equality through Upskilling Pathways, a cura di Sylvia Liuti (FORMA.Azione srl, Italia) e Viola Pinzi (European Association for the Education of Adults, Belgio).
Il progetto si è rivolto a un target spesso invisibile nelle politiche attive del lavoro: le donne che, a seguito della maternità, sono uscite o non sono mai entrate nel mercato del lavoro. MOVE UP ha proposto un cambio di paradigma, invitando a ripensare la maternità non come un ostacolo, ma come un’esperienza formativa informale che sviluppa competenze preziose e trasferibili nel contesto professionale.
Maternità come esperienza di apprendimento
Il progetto ha identificato e valorizzato una serie di competenze trasversali che molte donne acquisiscono o rafforzano durante la maternità, tra cui:
- Empatia e ascolto attivo
- Gestione delle emergenze e delle priorità
- Capacità di coping e resilienza
- Apprendimento dall’esperienza e adattabilità
Queste competenze, spesso sottovalutate, sono invece fondamentali in molti contesti lavorativi, soprattutto in ambiti che richiedono leadership, problem solving e intelligenza emotiva.
Un percorso in tre fasi
L’approccio metodologico di MOVE UP si è articolato in tre fasi principali:
- Engage & Motivate – Attività di sensibilizzazione e orientamento, con strategie inclusive che tengono conto delle barriere culturali, linguistiche e di genere.
- Awareness & Learning – Percorsi di autovalutazione delle competenze trasversali e valutazione delle competenze di base seguiti dalla creazione di itinerari formativi personalizzati.
- Validation & Empowerment – Attività finalizzate alla validazione delle competenze acquisite, per favorire il riconoscimento formale e l’accesso a ulteriori opportunità formative o lavorative.
Un progetto di rete
MOVE UP ha coinvolto una rete europea di partner e stakeholder, tra cui EfVET, EAEA ed EARLALL, con l’obiettivo di costruire alleanze tra sistemi educativi, imprese, servizi per l’impiego, enti del terzo settore e politiche di welfare. Il progetto ha inoltre promosso attività di peer learning, toolkit per l’autovalutazione e momenti di confronto tra madri partecipanti, creando spazi di supporto reciproco e crescita condivisa.
Un modello replicabile
L’esperienza MOVE UP dimostra che è possibile costruire percorsi di empowerment efficaci partendo dal riconoscimento delle esperienze di vita. Per garantire il successo di iniziative simili, è fondamentale il coinvolgimento coordinato di attori educativi, imprese locali, servizi sociali e politiche pubbliche, in un’ottica di corresponsabilità e inclusione.
Donne, maternità e migrazione: il progetto tedesco Grundbildungspfade per colmare i divari di competenze
Infine tra gli interventi più significativi della seconda giornata del convegno EBSN 2025, si è distinto quello di Dr. Nate Breznau, ricercatore presso il German Institute for Adult Education – Leibniz Center for Lifelong Learning, che ha presentato il progetto: “Istruzione continua, maternità e donne migranti: lacune di competenze identificate nei dati PIAAC e soluzioni pratiche dal progetto Grundbildungspfade in Germania.”
Quando gli svantaggi si moltiplicano
Breznau ha introdotto un concetto chiave: gli svantaggi sociali non si sommano semplicemente, ma possono moltiplicarsi, generando effetti più gravi di quanto previsto. Questo approccio intersezionale è stato applicato all’analisi dei dati PIAAC, rivelando un forte calo delle competenze di literacy (alfabetizzazione) tra le fasce più vulnerabili della popolazione.
In particolare, l’analisi ha evidenziato un trend decrescente nei punteggi di literacy tra le donne, secondo una scala che combina nazionalità, maternità e competenza linguistica:
- Donne native senza figli
- Donne native con figli
- Donne straniere madrelingua senza figli
- Donne straniere madrelingua con figli
- Donne straniere non madrelingua senza figli
- Donne straniere non madrelingua con figli
Quest’ultimo gruppo—le donne migranti non madrelingua con figli—è risultato il più penalizzato, con i punteggi più bassi in assoluto. Tuttavia, Breznau ha sottolineato che proprio questo target rappresenta un enorme potenziale inespresso: investire nella loro formazione potrebbe generare benefici significativi in molti paesi europei, inclusa l’Italia.
Il progetto Grundbildungspfade e la rete NetzWege
Per affrontare queste sfide, il progetto tedesco Grundbildungspfade (Percorsi di alfabetizzazione di base), finanziato dal Ministero federale dell’Istruzione e della Ricerca, ha sviluppato modelli regionali per costruire percorsi formativi personalizzati per adulti con basse competenze.
All’interno di questo quadro, la rete NetzWege ha elaborato una vera e propria “mappa” per raggiungere i gruppi più difficili da coinvolgere, come le madri migranti. Le strategie includono:
- Collaborazioni con scuole, asili e pediatri per intercettare le madri attraverso i loro figli
- Offerte formative flessibili e accessibili, anche in contesti informali
- Supporto linguistico e accompagnamento personalizzato
- Costruzione di reti locali tra enti formativi, servizi sociali e comunità migranti
Un modello replicabile
Il progetto Grundbildungspfade si propone non solo di colmare le lacune di competenze, ma anche di rafforzare la fiducia sociale e l’inclusione. L’approccio integrato, basato su dati, reti territoriali e attenzione alle specificità dei gruppi target, rappresenta un modello replicabile anche in altri contesti europei.
Conclusioni
La rassegna degli interventi presentati in questo articolo riflette solo una parte delle tante voci, esperienze e riflessioni emerse durante il convegno EBSN 2025. Molti altri contributi, ugualmente ricchi e stimolanti, hanno offerto spunti preziosi per ripensare l’educazione degli adulti in chiave inclusiva, trasformativa e sostenibile.
Una lezione trasversale, emersa con chiarezza, è che i risultati dell’indagine PIAAC non possono più essere ignorati. Le competenze di base non sono solo un indicatore individuale, ma un fattore strutturale che incide direttamente sulle opportunità di lavoro, di salute, di partecipazione civica e di qualità della vita. Dove i livelli di competenza sono bassi, si moltiplicano le disuguaglianze e si indebolisce la coesione sociale.
Per affrontare queste sfide in modo efficace, non bastano programmi isolati: è necessario promuovere alleanze forti tra tutti gli attori coinvolti, a partire dai sistemi educativi, passando per il mondo del lavoro, il terzo settore, le istituzioni pubbliche, le comunità locali e i singoli cittadini. Solo con un approccio integrato sarà possibile costruire percorsi di apprendimento accessibili, rilevanti e capaci di rispondere ai bisogni delle persone lungo l’intero arco della vita.
Il convegno EBSN si è confermato, ancora una volta, come uno spazio di incontro fondamentale per rafforzare la cooperazione europea in materia di competenze e per costruire insieme un futuro più equo e resiliente.